Sì alle smart cities, ma occorre proteggere i dati delle persone
Studio del Parlamento Ue: tecnologie sempre più pervasive, sviluppo va fondato sull’etica e sulle persone
L’applicazione delle tecnologie di intelligenza artificiale (AI) allo sviluppo delle cosiddette “smart cities” (o “città intelligenti) può comportare seri rischi, sia per i singoli individui che per i delicati equilibri di coesione territoriale. Un vero e proprio divario potrebbe crearsi, in termini di sviluppo e opportunità sociali ed economiche, tra singole zone delle città, tra città e contesto extra-urbano e fra le varie città di un dato territorio. E’ quanto evidenzia il recente studio “Artificial Intelligence and Urban Development” commissionato dal Parlamento europeo (https://research4committees.blog/2021/09/08/artificial-intelligence-and-urban-development).
La ricerca non manca di valorizzare gli aspetti positivi delle smart cities, L’AI offre enormi potenzialità ai fini dello sviluppo socio-economico e del miglioramento della qualità della vita individuale e collettiva (ad esempio sul fronte della mobilità della gestione dei rifiuti, dell’efficienza energetica, ecc.). L’intelligenza artificiale presenta tuttavia potenziali rischi collegati soprattutto alla capacità di raccogliere, elaborare e trasformare immense quantità di dati, sfruttando anche le sinergie con altre tecnologie (Big Data, cloud, Internet delle cose).